venerdì 15 luglio 2011

Un comune venerdì sera a Tokyo

Finalmente è arrivato il weekend!
La settimana è stata lunga e impegnativa, non abbiamo fatto altro che trascinarci sudanti verso scuola ogni giorno per poi ritornare nel nostro appartamento che, causa voglia inesistente di fare un po' di ordine, sembra sempre più l'accampamento di un campo di battaglia.
Essendo finita la stagione delle piogge l'umidità è diminuita di un poco ma al suo posto c'è un sole che non perdona i poveri sfortunati che hanno l'ardire di mettere il naso fuori di casa. Tutto ciò non sembra toccare minimamente il gentil sesso nipponico: donne che sembrano appena uscite da una seduta intensiva di beauty farm ti passano accanto fresche come rose mentre tu sei appena presentabile nonostante la doccia ghiacciata fatta appena cinque minuti prima. Come novelle kamikaze esse si proteggono dall'abbronzatura inevitabile con un look da uomo invisibile, manicotti lunghissimi per coprire le braccia, calze nere per le gambe, cappellino con visiera oscurante nel caso di tratti in bici e per le più estreme (giuro su tutto il panteon cristiano, indù, buddista, pastafariano ecc...) maschera nera totale. Se invece ti capita di incontrarne una con il solo parasole ti sembra al confronto così umana e simile a te che ti verrebbe da abbracciarla.
Considerando poi che lo scoprire le spalle qui in Giappone non è visto proprio come il massimo dell'educazione provare a mettere una semplice, comoda e fresca canottiera diventa una sfida con te stessa, da una parte la razionalità che ti dice che è cosa buona e giusta non volersi infilare pure la maglietta a tre quarti con questo caldo ignobile, dall'altra il disagio di trovarsi in una carrozza della metropolitana e notare di essere l'unica a spalle scoperte.
Non mi metterò poi certo a descrivere l'imbarazzo nello scoprire di essere non solo l'unica con le spalle scoperte, ma pure l'unica a sudare (vedi anche essere umana), evidentemente le donne giapponesi non solo sono in parte divine ma hanno pure un controllo di ferro sulle proprie ghiandole sudorifere.
Ma non stiamo qua a piangere sul sudore versato via! Ci sono tante meraviglie da vedere, anche se non si è propriamente delle semi-dee ondulanti su tacchi stratosferici.
Una delle sopra menzionate meraviglie è il cafè Zenon, situato a Kichijoji e proprietà di Tsukasa Hojo, disegnatore di City Hunter, Occhi di gatto ecc...

A farci scoprire questo cafè sono stati Jean David Morvan e Walter Pezzali, che hanno passato con noi la serata e hanno dato buoni consigli a Matteo per il lavoro.
C'è stato un momento di inquietudine nel locale quando una scossa di terremoto brevissima ma abbastanza violenta ha scosso la città, tutti in sala si sono zittiti guardando come per istinto verso il soffitto come per controllare qualcosa e la tensione dei giapponesi si è in qualche modo comunicata anche a noi. Una scossa che sarebbe passata inosservata solo cinque mesi fa come ci ha spiegato Walter, che vive qua ormai da dieci anni, ma che ora fa drizzare le orecchie anche ai più calmi.


Finita la serata abbiamo sperimentato la "gioia" di un ritorno in metropolitana il venerdì sera a Tokyo .
Lascio a voi il giudizio finale


P.s. qualcuno mi fa il favore di spiegarmi PERCHE' ha un senso per i giapponesi se c'è un uomo con un copricapo dall'inconfondibile forma a pubblicizzare una bevanda energetica? Pensiamo ai bambini!!!


2 commenti:

  1. ahahah ho notato anch'io questa cosa pochi giorni fa. Difficile che l'accostamento non sia voluto. Valli a capire.

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  2. SirDic va là com'è tutto firo questo arzillo vecchietto falloide...mi ricorda tanto qualcuno!

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